L’idea della casa famiglia è quella di prendere in carico situazioni critiche segnalate di volta in volta dai Servizi Sociali. Nell’emergenza, i bambini vengono accolti in un luogo dove la presenza di un papà e di una mamma, che si prendono cura di loro nella normalità di una vita dove ci si alza al mattino, si mangia insieme, si gioca e si lavora, si corre e si fatica nel modo più “normale” e semplice che può capitare in una famiglia a tutti gli effetti, rimette in quadro situazioni psicologiche e affettive in grave disequilibrio. Tutti fanno sport e attività varie perché chiunque si possa sentire valorizzato e possa sviluppare potenzialità e attitudini personali. Non manca inoltre l’esperienza, ogni anno, della vacanza al mare, in montagna e in città d’arte, in convivenza, a volte, con altre case famiglia. La prospettiva che si persegue nel percorso che è dato di vivere insieme, breve o lungo che sia, è quella di avvicinare i bambini a una famiglia affidataria stabile o, se ce ne fosse la possibilità, di farli rientrare nelle famiglie di origine.
Alcune figure professionali aiutano e sostengono Francesco e Eva nell’impegnativo compito di camminare lungo questa strada. Innanzitutto un’educatrice professionale accompagna i bambini quotidianamente nella gestione del tempo libero e nello svolgimento dei compiti per la scuola mentre una signora sgrava in parte la famiglia dal pulire e riordinare gli spazi. L’educatrice, insieme alla coppia, forma l’equipe di riferimento della struttura che si riunisce periodicamente per una verifica sull’andamento dei progetti documentando gli incontri attraverso un verbale. Una psicologa collabora stabilmente con Eva e Francesco attraverso un importante lavoro di supervisione mensile che ora è diventato supporto all’equipe della casa integrando anche l’educatrice per un maggiore aiuto ad affrontare la complessità delle problematiche trattate. Alcuni volontari, inoltre, partecipano alla vita della casa facendo compagnia ai bambini o aiutando nei vari spostamenti necessari per raggiungere le attività settimanali di studio e di sport. Va ricordato, inoltre, il ruolo di volontari del tutto speciali: i nonni. I genitori di Eva e Francesco infatti in una piena condivisione della loro scelta li aiutano e li sostengono attraverso una presenza discreta e costante nella vita della casa diventando importanti figure di riferimento per i bambini accolti.
È perché si è fatta prima un’esperienza di accoglienza personale che si diventa poi capaci di accogliere. Non si può, infatti, diventare padri e madri (biologici o adottivi) se non si è stati prima figli. Solo in questo modo si può educare, si possono spalancare le braccia all’altro e capire che chi ho davanti ha lo stesso cuore fatto per la felicità che ho io. L’affido, dentro il quale non può non prendere forma l’educazione, allora, non è un problema da risolvere, un qualcosa da affrontare, ma un amore, un luogo che educa alla Bellezza e che chiama gli occhi dell’altro a guardare – nella tempesta delle vicende personali come nello svolgersi delle faccende quotidiane – all’Unica cosa che vale e per cui il cuore batte. È per tutto questo che Francesco ed Eva si sono mossi, ed è per questo che, guardando indietro i volti incontrati, raccontano con commozione di come il pezzetto di strada fatto insieme non è una parentesi che si è chiusa, ma una briciola di eternità condivisa che continua a splendere nell’amicizia e in un dialogo che non si è interrotto ma che continua a manifestarsi nelle telefonate, nei messaggi, nella voglia di raccontarsi e di affermare che si cresce e si diventa grandi.
Nel 2016 Eva e Francesco hanno attivato una collaborazione con l’Equipe Integrata Minori D.S.S. 3 insieme alle associazioni ApF Associazione Progetto Famiglia e al Consultorio ProFamiglia come partner di un progetto triennale di sensibilizzazione sull’affido familiare nel territorio imperiese. All’interno del progetto, la casa famiglia ha attivato un percorso di conoscenza e informazione sull’affido familiare organizzando una serie di mini corsi per le coppie interessate all’argomento. La casa famiglia Alecrim aderisce all’associazione nazionale Dimore per l’Accoglienza che mettendo in rete altre Case del nord Italia favorisce la condivisione dell’esperienza maturata e coordina il progetto di formazione per i responsabili e gli educatori delle stesse. La struttura aderisce anche al coordinamento regionale Co.Fa.mi.Li di case famiglie della Liguria.
La casa famiglia, i volti che la compongono, i cuori che la abitano, le storie che la costituiscono, sono una Bellezza che si manifesta nell’ambiente, una provocazione evidente che colpisce e stupisce chiunque nei luoghi che frequenta come la parrocchia, la scuola e le associazioni sportive dove la presenza di Eva e Francesco e dei bambini accolti sono una possibilità per tutti di incontro e di nuovi rapporti.